Anni e anni di appelli sulla carenza nazionale di Infermieri e considerazioni scientifiche (come quelle di Linda Aiken o, se preferite, le evidenze di RN4CAST) che dimostrano gli effetti nefasti della carenza di professionisti nella efficacia delle cure.

Ripetuti appelli che hanno ricordato, ai meno giovani, le due precedenti esperienze di carenze di Infermieri in Italia: storicamente, la prima si colloca intorno all’inizio degli Anni Novanta. Il successivamente travolto (da Tangentopoli) Ministro della Sanità De Lorenzo gioca la carta di un nuovo CCNL dove all’Infermiere viene riconosciuto un aumento decisamente sostanzioso: gli stipendi passano da un mese all’altro da 1,5 milioni di lire a due tondi tondi. Le classi del ”corso regionale da infermiere professionale” vedono, nel nostro territorio, il passaggio immediato da 60 a 210 iscritti a inizio ciclo triennale e per almeno una dozzina di anni non mancano più Infermieri.

La seconda grave carenza si sviluppa dopo l’inizio del nuovo Millennio. Sono cambiate (nel mondo) molte cose:questa volta si possono chiamare a lavorare in Italia infermieri da altri Paesi. Che andranno in grandissima parte nella Sanità privata, anche per i limiti legati al possesso di cittadinanza nel Pubblico Impiego. Aumenti scarsini, e appeal verso la professione in progressivo affanno.

Si arriva alla crisi contemporanea degli Anni che precedono il Covid, quando FNOPI calcola in 60mila gli Infermieri che sarebbero necessari per riportare a livello di sicurezza la qualità delle cure, nei settori pubblici e privati. A nessuno, nel recente periodo, è venuto in mente di cercare un rimedio simile a quello, vincente per almeno 10 anni, della prima crisi storica. Cioè rendere più appetibile la scelta di ”diventare Infermieri”. Invece si propone la rianimazione di una figura che è prevista dalla Conferenza Stato Regioni del 16.1.2003, quindi da 18 anni: quella dell’oss con formazione complementare, per anni definito – erroneamente e un tanto al chilo- come l’oss ”con tre esse”.

Figura mai inserita nei contratti di lavoro, rimasta al palo anche dove è già stata di fatto effettuata la formazione, con la pandemia che ha sottratto alle strutture private tanti Infermieri che sono entrati in ASL con le forme più diverse e inattese solo 15 mesi fa, adesso sembra -per qualcuno- la ottima occasione storica per rianimare questa figura, e inserirla in servizio nella Sanità privata. Ne abbiamo ragionato il 4 Marzo a Genova con il Presidente Toti e il direttore di A.Li.Sa. Quaglia: nel comprendere benissimo le necessità della assistenza nelle strutture private, oggi davvero in grande affanno, e ovviamente consapevoli che se non esce qualcosa a livello nazionale ogni Regione cerca di arginare come può le difficoltà sulla dotazione di Infermieri, va ricordato che se mancano Infermieri non possiamo derogare con altre figure: ad esempio, e noi lo proponemmo a Dicembre scorso, svincolare gli Infermieri dalla esclusività e inserire quegli Infermieri ”pubblici” che lo vogliono nelle attività della Sanità privata avrebbe già corretto una criticità.

Abbiamo chiesto di poter partecipare al tavolo tecnico per definire i particolari e la Regione, nella stessa occasione d’incontro, ci ha detto subito di sì. Per noi serve attenzione, perchè l’idea non deve essere quella di sostituire gli infermieri con figure di minor formazione. Più in generale, come ricordato già, la figura dell’oss con formazione complementare non può lavorare senza infermieri. La determina della Conferenza Stato Regioni del 16.1.2003 indica che questo operatore riceve le attribuzioni dal responsabile dell’assistenza.  Che per legge (vedi DM 739/94) è l’infermiere. Lo è anche nella Sanità privata. E il concetto va ricordato anche ai vari “creativi”, come coloro che in Veneto hanno proposto addirittura un ” super oss” ribattezzato ”infermierino” . Dopo anni di perdita di infermieri nelle varie realtà, invece di cambiare le strategie per attirare i giovani, in tutta Italia ci si inventa altro. Fa piacere leggere che lo stesso Migep (associazione che raggruppa gli oss) e molte sigle sindacali osservino, negativamente, il tentativo di avere “azioni assistenziali” a un costo ancor minore di quello che viene erogato all’ infermiere. Non ci siamo,ecco.

Infermieri e oss sono entrambi preziosi, è noto: ma i ruoli non sono intercambiabili e ogni tanto si dovrebbe guardare alle cose che hanno portato buoni riscontri in passato. Vi terremo informati.