Ogni giorno arrivano in sede mail o telefonate, direttamente ai nostri contatti, dai responsabili di strutture della Sanità privata: tutti cercano Infermieri e offrono anche contratti a tempo indeterminato. Il problema è che non c’è nessun nome a disposizione e, contrariamente a come avveniva un tempo, la nostra bacheca ”cerco lavoro” è desolatamente vuota.
Da quando – come conseguenza della pandemia di Covid19- sono state ”semplificate” le procedure di assunzione nella Sanità pubblica (inizialmente con contratti interinali, co.co.co. e , soprattutto ora, con l’offerta di contratti fino a tre anni a tempo determinato) abbiamo osservato come, per prima cosa, i pochi neo laureati scegliessero senza dubbi al 95% il Pubblico e, soprattutto, si è visto che ai bandi ed avvisi a tempo determinato aderivano anche molti colleghi da anni in attività nel Privato.
Premesso che queste scelte dovrebbero far riflettere -e con attenzione- su queste decisioni (casualmente, un gruppo presente nel nostro territorio che ha aumentato le retribuzioni ha subìto meno di altri la fuga dagli organici) è chiaro che se nel Privato non ci lavora più nessuno c’è un serio problema di qualità delle cure e dell’assistenza, e dovrebbe essere qualcosa che ci riguarda tutti, come cittadini e come Sanitari: e soprattutto dovrebbe alzare l’attenzione di chi prende decisioni in materia di politiche sanitarie.
La nostra proposta, già avanzata nel corso del 2020, è quella di ”derogare” con chiarezza al vincolo di esclusività che blocca i dipendenti pubblici, permettendo a quegli Infermieri che lo vogliono di andare a effettuare turni nelle strutture private, ovviamente in pieno accordo contrattuale, retribuiti e nel rispetto delle leggi sui tempi del riposo (Legge 161/14). Cosa che ad esempio alcune Regioni stanno facendo con la professione medica, per allentare le ormai lunghe liste d’attesa su interventi chirurgici non urgenti, permettendo a medici dipendenti ASL di agire nella Sanità privata convenzionata al fine di abbattere le liste, secondo quanto abbiamo letto e sentito di prima mano da professionisti di altre realtà: il tutto naturalmente deliberato e autorizzato da precisi percorsi amministrativi.
Se non riusciamo a comprendere che in queste situazioni è fondamentale superare le difficoltà con il coraggio necessario a fare cose ”inosabili” solo un anno fa, allora non ci sono vie d’uscita. Come abbiamo scritto negli articoli che qui potete vedere, il problema naturalmente è strutturale e se, ad esempio (come accaduto nel 1990) migliorasse la parte retributiva, e anche le aspettative di carriera per l’Infermiere del 2021, certamente avremmo -come 31 anni fa ai corsi Regionali- molte più adesioni ai corsi di Laurea.
Ma in ogni caso, ipotizzando una simile meraviglia, sarebbero sempre necessari tre anni di percorso di formazione: e nel frattempo, chi lavora nella RSA? Veramente pensiamo di aumentare le ore degli oss, perchè non ci sono più Infermieri? Se le due figure hanno diversa formazione, diverse responsabilità, differenti competenze, posso aumentare le ore di oss all’infinito: ma mancherà sempre la presenza dell’infermiere; che è altra cosa.
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