Mi chiamo Francesca.G, e sono nata nei primi anni settanta.Alla nascita avevo una giovane zia molto in gamba,lei era la Mary Poppins della mia vita, sapeva tutto, curava tutti ed aveva una cultura enciclopedica.Era il nostro faro sanitario e quando veniva consultata ogni sua osservazione era effettivamente una sentenza. Ma come farà mi chiedevo..e mia madre, casalinga, mi rispondeva: “la zia è infermiera, ha studiato a Firenze, in convitto”. Anche io avrei voluto curare chi stava male per farlo guarire, era la mia attitudine.. volevo curare le persone, e niente per me era più importante.
Quando ho terminato il liceo nel 1991,ho frequentato un corso di VDS in CRI a Livorno, la mia città. Fu una illuminazione, mi piacque tanto e scoprii che non avevo paura ad avvicinarmi ad un ferito, anzi, desideravo soccorrerlo ed essere utile. Dopo il diploma linguistico la tappa successiva fu l’iscrizione al concorso per la Scuola Infermieri. La scuola fu molto dura, quasi una scuola militare(la nostra storia ci insegna che veniamo da lì!..)e di vita principalmente.Nel 1995 a 23 anni, mi sono quindi diplomata infermiera, e con tanto entusiasmo ho iniziato finalmente a lavorare da libera professionista. Nel frattempo mi sono sposata ed a differenza dei miei ex colleghi di corso che andavano al centro-nord, io dovevo restare. Ad un anno dal diploma, alcuni colleghi misero su uno studio associato(Croce Bianca)che poi fu assorbito dalla cooperativa di servizi Humanitas della Pubblica Assistenza di Livorno. Fui interpellata, ed accettai pazza di gioia. Finalmente iniziava a tutti gli effetti la mia professione!Aprii la p.iva e lavorai per l’ASL con un appalto che la cooperativa aveva vinto. I soldi erano pochi, le spese tante, ma non mi importava, l’importante era svolgere la mia professione!Lavoravo nella periferia di Livorno,ai Distretti di Collesalvett/Stagno,al Centro prelievi e sul domiciliare.Gestivamo le “piaghe da decubito”(si chiamavano così..!) e il cateterismo femminile a permanenza sul domicilio.Visitavo tutti i paesini delle colline livornesi e senza Tom-Tom(non esisteva!..)era molto dura!Esistevano però i primi cellulari(grandi come il telecomando di Sky!)questo mi permetteva di rimanere collegata alle esperte colleghe anziane del distretto,alla cooperativa ed al mio insostituibile babbo, che (“problem solver”come sua sorella infermiera..)da casa mi spiegava tutte le rotte per arrivare dai miei pazienti sperduti nella vasta provincia labronica.Inoltre sempre con la Corce Bianca,lavoravo al Cantiere navale F.lli Orlando, in Infermeria,fra i carpentieri e i saldatori accecati dal “colpo di saldatura”,feriti e caduti nelle stive. Sempre con l’Humanitas ho lavorato alle Colonie estive infantili della Caritas al Calambrone, vicino a Tirrenia. Non ero ancora mamma, ma pensavo a quelle mamme trentine che avevano affidato i loro bambini alla colonia(e a me!..)per far fare loro un po’ di mare mentre i genitori lavoravano in città.Nel frattempo ho scoperto di aspettare la mia prima bimba, quindi la cooperativa mi ha spostato in Ospedale,al front-office del servizio RM. Nel frattempo l’appalto è finito,e da disoccupata ho avuto la mia bimba.Quando lei aveva otto mesi ho trovato lavoro come libera professionista all’INAIL di Pisa, negli ambulatori.Ho sempre amato le realtà atipiche in effetti. Dopo un anno, ho iniziato a lavorare alle terme di Casciana, nel reparto Riabilitazione.Nel 2007 mi sono laureata in Infermieristica a Pisa,lo ritenevo doveroso ormai.
Lavoro in Riab ormai da sedici anni,ed ho lottato tanto per far capire che l’infermiera non è più una paramedica, non è una segretaria, non è una tuttofare.. ma una professionista sanitaria. Ho sopportato tante situazioni ma sono contenta perché la mia ostinazione ha gettato i semi del nursing in Azienda, ed ogni giovane collega che è arrivata mi ha seguita in questa strada..un po’ in salita!
Qualche anno fa è arrivato una direttore generale donna,ci siamo conosciute, ci siamo un po’ scornate, ci siamo confrontate ed ascoltate. Sono cambiate tante cose…finalmente!Ascoltare gli infermieri fa veramente la differenza e permette di cambiare le cose.. lei finalmente lo ha fatto! Ad inizio 2016 con mia grande sorpresa mi ha chiesto di conseguire il Master in Coordinamento, per istituire la figura del coordinatore infermieristico che in Azienda non c’è mai stato, per volere o scarsa attenzione dei suoi predecessori e dei vari Direttori Sanitari(nonostante siamo 5 infermiere,8 oss e 2 adb)e gestiamo un reparto di degenza con 30 pazienti subacuti ortopedici ad elevata comorbilità. Sto frequentando il Master e sto imparando che oltre a sapere, saper fare e saper essere oggi è anche importante più che mai ..il”saper divenire”. Lo scorso anno per festeggiare i 20 anni di professione mi sono fatta un tattoo sulla spalla sn, un tribale che rappresenta le mani che donano del logo Ipasvi. E’il segno della “mia tribù” e solo se sei un infermiere lo riconosci!