Il 23 settembre alla Spezia, al teatro Civico, saranno insigniti del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana due infermieri iscritti al nostro Ordine professionale.

Quando a inizio anno siamo stati chiamati in Prefettura per chiedere di indicare due dei nostri iscritti, in riconoscimento del ruolo di tutta la professione nell’emergenza pandemica, abbiamo certamente subito gradito questa iniziativa e pensato di scegliere- in rappresentanza di tutti- due colleghi secondo questi quattro criteri, che abbiamo condiviso nel nostro gruppo: non dovevano essere inseriti in nessun organo dell’OPI; avrebbero dovuto essere un uomo e una donna; avremmo indicato colleghi colpiti dalla infezione; e infine -per una più larga rappresentatività- uno avrebbe dovuto essere in servizio per la Sanità pubblica, e l’altro – o l’altra-  nel Privato/libera professione.

I due nominativi che abbiamo scelto, ovviamente in completa autonomia, sono due fra i tanti colleghi con le caratteristiche qui riportate, e non significa che altri non lo avrebbero meritato: ma avevamo una richiesta di due nominativi , e due nominativi abbiamo espresso, appunto ‘’in rappresentanza di tutti’’.

In questi casi, capita spesso di leggere commenti che dichiarano come siano necessari, per la professione, altri tipi di riconoscimento, a partire da quelli contrattuali: noi siamo completamente d’accordo; ma nella stessa occasione vengono premiati anche alcuni medici, altrettanto protagonisti nei confronti della emergenza pandemica, e siamo sicuri che -se non fossimo stati coinvolti anche noi Infermieri nel riconoscimento istituzionale (che viene, lo ricordiamo, dal Quirinale) – in molti si sarebbero lamentati, e giustamente.

Come più volte detto in questi lunghi mesi, alcune evidenze note all’interno del nostro ambiente sono state ulteriormente rimarcate e finalmente hanno raggiunto anche l’esterno: questi particolari riconoscimenti, fino ad oggi piuttosto rari ed episodici, lo confermano.

Essi naturalmente non possono, e non devono, essere il solo riconoscimento atteso e, come insistiamo da molto prima della insorgenza della pandemia, è necessario che agli applausi, alle lodi ed alle medaglie si aggiungano (naturalmente da altri enti, da altri interlocutori e da altri preposti) i riconoscimenti che la professione merita, non fosse altro per il ruolo ricoperto in una crisi acutissima e che ha visto davvero decisiva la presenza infermieristica nelle degenze intensive e semi intensive, nelle degenze standard, nelle RSA e sul territorio, negli hub vaccinali, nelle case, e in ogni altra situazione correlata.