Vorremmo cogliere l’occasione data dalle recenti notizie di cronaca locale, riguardanti i problemi legati alla distribuzione di farmaci e di presìdi sanitari in ASL 5, per rimarcare un aspetto critico che è iniziato con il concetto stesso di ‘’aziendalizzazione’’ della nostra Sanità nazionale.
Un problema quindi – ovviamente…-non solo spezzino, ma che oggi è esteso all’intera impostazione del nostro SSN.
Si tratta, in buona sostanza, della complicata, e spesso impossibile, ricerca di un equilibrio fra costi e qualità dei servizi dati in appalto, che possono riguardare molti dei settori che insistono nella Sanità non solo locale, ma – appunto- nazionale.
Quando una Azienda Sanitaria propone un bando, ad esempio, sulle pulizie o, come è stato qui il caso, sul servizio di distribuzione di un prodotto farmaceutico, le ditte che partecipano cercano di suscitare l’interesse degli amministrativi delle Aziende sanitarie con offerte economiche ‘’molto economiche’’, e questo anche perché esistono bandi dove il costo (quindi, l’offerta economica dei partecipanti) diventa un fattore decisivo, o almeno ‘’molto importante’’ per stabilire la graduatoria di merito.
Non è raro il concetto di bandi che vedono vincitore chi costerà di meno a quella azienda: il problema -come detto- non è locale, ma nazionale, ed è uno dei segni distorsivi che affliggono il nostro SSN, nella Sanità Pubblica ma naturalmente anche nella Sanità Privata (strutture in convenzione, ecc).
Infatti, dopo l’assegnazione dell’appalto è ovvio che, se la ditta che vince il bando si ‘’accontenta’’ di poche entrate, non potrà erogare servizi di elevata qualità come, invece, nel settore della Sanità sono doverosi e necessari: non potrà disporre, per portare il più banale degli esempi, del sostituto di un dipendente malato perché ciò ha un costo (l’esempio è generico, e non è riferito al caso locale, ma rende l’idea delle difficoltà pratiche, sul campo della operatività, di queste procedure).
Difficoltà che hanno, poi, ricadute inevitabili sulla qualità e sulla sicurezza delle cure prestate.
Un settore dove molte strutture sanitarie nazionali sono in difficoltà è quello delle pulizie: su questo punto non è possibile pensare solo ai risparmi, visto che le strutture sanitarie hanno la obbligata necessità di essere pulite, e quindi sicure per i loro ospiti: non si deve, in questo ambito, ragionare solo in termini di costi; certo vanno evitati gli sprechi, ma un risparmio di ‘’CENTO’’ su pulizie, sanificazioni, interventi igienici potrebbe anche causare (se nascono difficoltà da eventuali tagli e risparmi d’intervento) un danno di ‘’MILLE’’, per non parlare degli aspetti medico legali, e delle richieste di rivalsa, che non sono certo rare nel settore sanitario nazionale: anzi.
Purtroppo, nel settore degli appalti pubblici le stesse Aziende hanno in parte ‘’le mani legate’’, poiché non viene riservata nessuna particolare peculiarità alle strutture sanitarie, cosa che invece avviene per i contratti di appalto di settori quali la Difesa, ed i Beni Culturali.
E meno male, come si è raccontato tante volte, che con la pandemia avremmo finalmente e compiutamente riconosciuto il ‘’valore strategico del settore sanitario’’.
Per rendercene conto, basta vedere come viene affrontata la questione infermieristica nazionale (meno 70mila professionisti, fonte FNOPI), una figura che- al di là del punto di vista interessato, naturalmente, di questo OPI- è strategica per l’intera filiera di cura e assistenza- e così comprendere le crescenti difficoltà del nostro zoppicante SSN.