Sono troppi gli Infermieri che mancano in Italia, sono circa 60mila secondo i dati FNOPI comunicati prima della esplosione della pandemia da Covid19.

Nel nostro inserto di oggi 21 Aprile su La Nazione abbiamo voluto ricordare alla nostra Politica nazionale che se non si interviene- e presto- è inutile continuare a ipotizzare progetti o iniziative che si arrestano per mancanza dei professionisti dedicati. E, ovviamente, siamo contrari a qualunque forma di ”sconto” e rimpiazzo, come alcune Regioni di recente hanno proposto, con figure che infermieristiche semplicemente NON sono. Se non si trova il modo di accrescere l’interesse (dei giovani in particolare) verso questa nostra Professione (a vantaggio ANCHE del SSN e dei cittadini!) avremo sempre meno disponibilità di infermieri e quindi avremo sempre meno sicurezza, sempre meno garanzia di una assistenza protetta e sempre meno professionalità da erogare. Le proposte per ”attirare” nuovi colleghi? La parte economica è certamente importante: parte che non discutiamo noi ma possiamo però- a conforto- ricordare che nei primi Anni Novanta l’allora Ministro della Sanità De Lorenzo, aumentando ”direttamente” le retribuzioni del tempo, provocò un grande aumento di iscrizioni a corsi regionali del tempo.

Ma non c’è solo questo, e nel nostro inserto andiamo infatti a citare altri preziosi aspetti legati allo sviluppo dell’infermieristica in questo strano Paese. Perchè perfino di fronte a dati CERTI non c’è stata nessuna nuova strategia della politica nazionale per impiegare gli infermieri in nuove opportunità di cura e assistenza, a VANTAGGIO DI TUTTI.

I dati ai quali qui facciamo riferimento sono ormai noti da anni. La ricerca RN4CAST (www.rn4cast.eu) ha dimostrato in sintesi il concetto base, a noi ben noto, che con ”meno infermieri” si hanno ”più complicanze- incremento decessi” . Inoltre altri dati hanno dimostrato che introdurre l’infermiere di famiglia e comunità favorisce il mantenimento al domicilio di molti pazienti che, senza questa opportunità, diventano ”ricoveri impropri” (dal Friuli -nel 2013- la esperienza di Latisana e Palmanova forniva il dato del 18,9% in meno di accessi alle strutture ospedaliere di quel territorio, che sperimentava questa funzione).

Nemmeno di fronte a questi dati, che sono CIFRE E NON SONO OPINIONI, e che sarebbero interessanti anche per un economista, siamo riusciti a vedere da parte della politica nazionale un progetto finalizzato a promuovere la formazione di un maggior numero di infermieri. La situazione sembra molto critica, oggi più che mai. Fra qualche anno, se non si inverte la rotta, non saranno più 60mila , ma 70 od 80mila gli infermieri che mancano e che NON possono, a nostro parere, essere sostituiti ”da altro”.