POCHE IDEE, MA CONFUSE: una frase ripetuta spesso da un grande sceneggiatore e scrittore come Ennio Flaiano. In realtà le idee, le proposte organizzative non sono state poche in questi 14 mesi di emergenza pandemica; e si sono viste – infatti- situazioni contraddittorie o non sempre comprensibili. L’accordo sottoscritto dal nuovo presidente della Conferenza Stato Regioni ed annunciato il 16 Aprile con l’Ordine dei Tecnici e delle Professioni della Riabilitazione, per permettere a questi professionisti di vaccinare (a chi lo vuole fra loro, di norma tutti molto distanti dalla somministrazione di farmaci, tutti – ad eccezione degli Assistenti sanitari, che già oggi procedono con le vaccinazioni) cerca senza dubbio soprattutto di aumentare al massimo il campo dei potenziali vaccinatori. E sappiamo che, in condizioni di emergenza, si fanno cose straordinarie, come dimostrano le assunzioni fatte nelle ASL dal Marzo 2020 nei modi più diversi, impensabili un mese prima (e mai praticate, nonostante i ripetuti richiami alle necessità).
Ma certamente anni di appelli inascoltati sulla carenza di infermieri in Italia hanno ora prodotto risposte affannate -e ne avremo ancora in futuro- che non sembrano rispondere a tutti i criteri del caso. Sicurezza e professionalità servono sempre: non tanto sul gesto tecnico, ma sulla esperienza, sulla natura del professionista che sinceramente non si sostituisce con un breve corso FAD.
Vedremo i futuri sviluppi. Ad esempio,ecco una prima contraddizione abbastanza clamorosa dopo questo ”accordo” che va a rivoltare i profili professionali regolarmente pubblicati sul sito del Ministero della Salute: un collega infermiere pediatrico allo stato attuale non può somministrare un vaccino anti Covid (a chi ha più di 18 anni- cfr DM 70/97) ma un podologo, un logopedista o un dietista si. Aveva ragione Flaiano.